LO SCRICCIOLO E IL GELO
Un tempo, quando venivano le più rigide giornate dell'inverno, il signor Gelo si divertiva un mondo a ricamare gli alberi di brina, e a vedere i pochi uccellini rimasti, silenziosi e immobili.
Ma si arrabbiava moltissimo con lo scricciolo, che saltellava, come niente fosse, di siepe in siepe.
- Come, come? Quel piccinuccio non più grande di una foglia secca osa sfidarmi? Se ne dovrà pentire una buona volta! -
- Dove sei stato, briccone, la notte scorsa? -
- In un bel posticino caldo: sotto la tettoia dove le lavandaie fanno bollire l'acqua per il bucato.
Il vecchiaccio disse: - Verrò a trovarti là! Arrivederci a stanotte.
La notte, infatti, gelò così forte, che l'acqua si ghiacciò perfino nella lavanderia. Ma lo scricciolo furbo non vi era andato, e il signor Gelo lo trovò la mattina dopo più vispo e più allegro del solito.
- Dove sei stato, monello, questa notte?-
- Sono stato nella stalla, sotto la criniera del cavallo. Mi pareva di essere nel mio nido.
- Bene, bene, ci rivedremo ancora!- Sibilò il signor Gelo minaccioso.
Quella notte il freddo fu così intenso che gelò persino la criniera del cavallo. malo scricciolo, furbo, la mattina seguente saltellava, allegrissimo, di siepe in siepe.
- Dove sei andato, birbante, la notte scorsa?-
- nel più bel posticino del mondo: presso il cuore di una mamma, che dormiva con il suo bimbo tra le braccia per tenerlo al riparo dal freddo.
- Per dindirindina, in quel posto non potrò mai arrivare!-
E da quel giorno il gelo smise di perseguitare l'uccellino.
( R. Fumagalli, adatt. da "Le novelline degli animali della terra e dell'aria" Paravia- Torino)
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